La storia della famiglia Davide


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Libro 1799
Il libro del 1799 La trascrizione a macchina Il librone di memoria Il carteggio di Pasquale
Zio Ugo Casa Miciano La genealogia ... ed altro
La storia di Zio Ugo La casa di via Miciano La genealogia Ed altro ancora...

Il 25 agosto del 1993, dopo un anno di sofferenze, si spegneva mio padre Antonio di Francesco Paolo Attilio.

Fra l'altro, egli conservava nelle sue cose un insieme di diari, appunti, lettere, documenti e fotografie relativi alla storia della famiglia, in parte da lui redatti o comunque conservati e ricostruiti. Da questa documentazione è possibile seguire all'indietro il percorso della famiglia fino ad una frammentaria citazione risalente al 1601, mentre una più o meno sistematica esposizione è disponibile dal 1799.

Tutto ciò, secondo sua volontà, si ritrova ora (giugno 2000) fra le mie mani; ed ecco che con imperdonabile ritardo mi ritrovo a ripercorrere queste pagine ingiallite, queste notizie fornite talvolta con distacco quasi fossero cronaca d'altri, talaltra con emozione e partecipazione. I diari sono redatti da cinque persone succedutesi l'una all'altra (ed io son la sesta), e scorrono attraverso due secoli di storia ed otto generazioni con uno stile in un certo senso affascinante.

Mi è difficile pensare di dover essere il prosecutore di questa opera, e probabilmente questa titubanza deriva da un senso di distacco e rispetto verso le precedenti generazioni, distacco derivante dalla profonda evoluzione cui i tempi hanno portato nell'arco degli ultimi 50 anni. E forse è stata proprio questa distanza nel concepire le cose che mi ha frenato fino ad ora dal proseguire in questo lavoro secolare, quasi fossimo noi contemporanei troppo futili o indegni.

D'altra parte, l'aver lasciato per sette anni queste cose ad ingiallire ulteriormente su uno scaffale mi tormentava sottilmente; dovevo in qualche modo riprenderle e dar loro nuovo vigore e vitalità. E così, in modo improvviso, mi sono reso conto che potevo far più e forse meglio dei miei predecessori, sfruttando proprio le cose che oggi da essi ci rendono distanti; il progresso, l'evoluzione, la comunicazione di cui oggi possiamo servirci erano sconosciute prima. Forse il loro scrivere aveva cadenze personali ed intimiste, del tutto individuali; oggi possiamo propagare facilmente e coinvolgere tutti quanti vogliano esserlo.

In questa scelta di passare alla parola digitale dopo 200 anni di scrittura d'inchiostro mi ha aiutato il lavoro di mio padre, che seppur appartenendo ad una generazione legata a conservazione e tradizione, comunque a suo modo percorreva il suo tempo in modo moderno; rendendosi ad esempio conto della difficoltà d'interpretazione di certi scritti a mano, stilati secondo grafie oggi ininterpretabili, non esitò a trascrivere lunghe pagine con la macchina per scrivere, il computer degli anni '60.

E allora, se colgo bene il messaggio di chi mi ha preceduto, lo scopo di tutto questo è la conservazione della memoria e del ricordo; ed oggi il mezzo più consono è appunto la diffusione globale sulla rete, cosa che sfrutto con soddisfazione ed un certo divertimento.


   Bruno DAVIDE, 3 giugno 2000 Scrivi a Bruno DAVIDE


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